I sacchetti biodegradabili che si trovano di solito nei supermercati hanno un passato molto interessante, che spesso tutti noi ignoriamo. Per esempio, il materiale di partenza da cui sono ricavati può essere l’amido di alcune piante (patate, mais, grano o tapioca), ma esistono anche bioplastiche prodotte dalla fermentazione di zuccheri o lipidi.
In generale, si tratta di materie prime vegetali rinnovabili che fanno sì che i sacchetti, oltre a essere biodegradabili, siano anche compostabili (in accordo con la Norma Europea EN 13432 attualmente in vigore). Questo significa che sono idonei a trasformarsi, per mezzo di un processo di compostaggio, in fertilizzante idoneo all’agricoltura.

Da sapere
I vantaggi delle cosiddette “ecoshopper” sono molti. Nascono da risorse rinnovabili di origine agricola, diminuiscono le emissioni di gas a effetto serra, riducono il consumo di energia e di risorse non rinnovabili e completano un circolo virtuoso: le materie prime di origine agricola tornano infatti alla terra attraverso processi di biodegradazione o compostaggio, senza rilascio di sostanze inquinanti.