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Campania, la regione dai cento e più vitigni

I grandi vini campani rappresentano una storia millenaria, dai primi coloni greci ai nostri giorni. Le tradizioni enoiche della Campania affondano radici in epoche lontanissime ed è tale l’abbondanza di vitigni locali che i Romani vollero queste terre come vero e proprio vigneto dell’Impero.

I grandi vini campani rappresentano una storia millenaria, dai primi coloni greci ai nostri giorni. Le tradizioni enoiche della Campania affondano radici in epoche lontanissime ed è tale l’abbondanza di vitigni locali che i Romani vollero queste terre come vero e proprio vigneto dell’Impero. Questa semplice digressione storica consente di capire lo straordinario valore culturale ed economico di una filiera oggi in grado di esprimere prodotti che hanno assunto una rinomanza nazionale e internazionale.
Prima al mondo per varietà di vitigni La Campania può contare, oltre ad una ricchissima tradizione viticola, su buone e particolari condizioni climatiche e di esposizione dei vigneti, che sono tali da esaltare caratteristiche qualitative delle uve con una marcata influenza sui vini che se ne ottengono. La Campania è caratterizzata in gran parte da suoli vulcanici e da un microclima esclusivo: queste peculiarità sono, di fatto, trasferite nei prodotti con inconfutabili risultati di originalità e qualità. Sono questi i presupposti sui quali si è sviluppata l’enologia campana. Che, altra caratteristica singolare, può contare su un grande patrimonio di varietà unico al mondo, con la presenza sul territorio regionale di oltre cento varietà di vitigni: un patrimonio ampelografico storico non riscontrabile in nessuna altra area vitivinicola nazionale o internazionale. In questo momento in Campania sono prodotti 4 vini a Docg, 15 vini a Doc e 10 vini a Igp.
Greco, Fiano e Falanghina: il triangolo enologico I vini a Docg sono il Taurasi, l’Aglianico del Taburno, il Fiano di Avellino e il Greco di Tufo. Tra i vini a Doc vanno ricordati, come espressioni di tipicità locali molto apprezzate, quelli compresi nel disciplinare del Capri (bianco e rosso), dell’Ischia (bianco e rosso) e del Vesuvio (bianco, rosso e rosato). Tra questi sta rapidamente raccogliendo apprezzamenti e consensi la Falanghina, che molti ormai considerano “il tesoro del Sannio”. Insieme con il Greco e il Fiano, la Falanghina rappresenta il terzo lato di un triangolo enologico dalle enormi potenzialità. Il Greco, prodotto nella zona di Tufo, un ex complesso minerario, è uno dei pochissimi vini bianchi italiani che si prestano alla sfida dell’invecchiamento. Il Greco è allo stesso tempo sapore e freschezza, con una struttura quasi da rosso. Il colore è giallo paglierino più o meno intenso, l’odore è intenso e caratteristico, il sapore secco ed armonico. Furono i Greci a portare in Italia l’originario vitigno del Fiano: la “Vitis Apicia”. Il nome deriva dalla caratteristica, proprio di quest’uva dal dolce profumo, di attirare sciami di api nelle vigne. Il vino ha colore giallo paglierino più o meno intenso, odore intenso e caratteristico mentre il sapore è equilibrato e ricco di sfumature di frutta secca. La Falanghina è prodotta nel Sannio Beneventano, nei Campi Flegrei e nel Casertano. È un eccellente vino bianco dal colore giallo paglierino, esprime note floreali e fruttate dai profumi intensi e persistenti, con sentore di fiori della macchia mediterranea e mandorla. Il sapore è secco, fresco, armonico, morbido con retrogusto ampio e piacevole.
Consigli di degustazione: la scelta del vino Scegliere un vino non è cosa facile. Il primo consiglio è di ricordare che al vino spetta il compito di accompagnare gli alimenti, ma anche quello di contribuire a creare il piacere di stare in tavola. Il secondo è quello di non acquistare un’etichetta esclusiva e carissima solo per essere certi di non sbagliare. L’abbinamento col menù non può essere sperimentale: bianco per l’aperitivo, gli antipasti leggeri o di mare, per i primi delicati o secondi di pesce. Più il secondo diventa serio, più lo sarà anche il vino, quasi sempre rosso. Al dessert abbinate uno spumante fresco e fragrante, meglio dolce.
Mangiare, bere, abbinare
Falanghina - È il vino che meglio esprime, così dicono gli addetti ai lavori, l’anima del palato partenopeo. È ottimo servito quale aperitivo, si accompagna egregiamente ai piatti tradizionali della cucina mediterranea: antipasti, riso e pasta con frutti di mare, crostacei, salse delicate, minestre di legumi, zuppe con funghi, pesce grigliato e fritto, carni bianche, formaggi a pasta molle, caprini giovani, mozzarella di bufala campana, pizze assortite, flan di verdure. Il passito è un ottimo vino da meditazione e sposa degnamente la pasticceria secca. Greco di Tufo - Il vino storicamente più rilevante dell’Avellinese, è un pregiatissimo vino da pesce e crostacei che, per dare il meglio di sé deve essere servito ad una temperatura di 8°- 10°C. Se vinificato spumante, con rifermentazione in bottiglia secondo il metodo classico italiano, è indicatissimo come aperitivo e accompagna molto bene gli antipasti freddi, specialmente se a base di pesce o formaggio molto delicato. Fiano di Avellino - Fonti storiche affermano che Carlo d’Angiò volle mettere a dimora 16mila viti di Fiano nella sua vigna reale. Un tempo dolce e leggermente frizzante, oggi il Fiano è un vino bianco secco, elegante e strutturato, adatto all’invecchiamento. Accompagna con ottimi risultati primi piatti a base di pesce, crostacei, scampi, polpo, pesce al forno, formaggi non stagionati e carni bianche preparate secondo ricette non troppo sapide o elaborate.

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