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I mille volti del riso

Bianco, rosso, nero, il riso ha mille varietà e si cucina in tanti modi con risultati sempre diversi e assolutamente gustosi

UN BREVE RIPASSO…

In questo numero parliamo del cereale più diffuso nel mondo, principale nutrimento di intere popolazioni e perfetto per la preparazione di piatti anche diversissimi tra loro ma spesso in grado di costituire da soli un pasto completo. Insomma, parliamo del riso, un alimento base che si coniuga in migliaia di varietà. Quelle tradizionalmente coltivate in Italia derivano tutte dalla sottospecie Japonica, le cui varietà presentano granello ovale, di colore bianco che va dall’opaco perlato al vitreo. Sono risi dal rivestimento esterno poco compatto che cede facilmente amido in cottura legando i chicchi tra loro e sono quindi perfetti per le preparazioni tipiche della nostra tradizione culinaria, prime fra tutte i risotti. Esiste poi la sottospecie Indica con granelli allungati e aghiformi dal rivestimento vitreo che non cede amido e che perciò si mantengono perfettamente separati in cottura. Perfetti per insalate e come accompagnamento a carni e pesci con intingoli, sono i risi adatti alla cottura Pilaf, mentre darebbero risultati inaccettabili per un risotto.

A CIASCUNO IL SUO
Per quanto concerne l’uso in cucina cominciamo con il dire che vanno calcolati 50 g a testa per le preparazioni in brodo, 70 g se lo si utilizza come contorno e dagli 80 ai 100 g a persona per il risotto (i classici due pugni a testa più uno per la pentola). Il riso Japonica viene suddiviso in 4 categorie – comune, semifino, fino e superfino – che raggruppano le varietà in funzione della resistenza alla cottura e della maggiore o minore tendenza a cedere amido. Un discorso a parte merita il parboiled, che accelera i tempi di cottura ma rende il riso meno adatto alle preparazioni che lo richiedono mantecato.

LE REGOLE DI COTTURA
Il riso può essere semplicemente bollito, cotto a vapore o usato per preparare risotti o minestre. Ecco tempi e modi per ciascuna preparazione:
Bollito: calcolare un volume d’acqua 7 volte superiore a quello del riso. Salarla, portarla a bollore, unire il riso, mescolare e, appena riprende il bollore, abbassare la fiamma e far cuocere per 13-15’. Assaggiate per regolare la cottura.
Al vapore: appoggiare il cestello col riso sopra a una pentola con la giusta quantità di acqua o brodo bollenti, incoperchiare e far cuocere per circa 25’.
Risotto: tostare il riso per 5’ circa, fino a che diventa leggermente opaco, in un soffritto (in genere di burro e cipolla tritata), sfumare con vino (di solito bianco), se previsto, e portare a cottura mescolando e aggiungendo brodo bollente poco alla volta (ne serviranno circa 3 dl ogni 100 g di riso). Togliere dal fuoco quando il riso è cotto al dente e la consistenza del risotto è cremosa, mantecare con qualche pezzetto di burro e servire.
Riso in brodo: calcolare 4 dl di brodo per 100 g di riso. Versare il riso nel brodo bollente e far sobbollire per 15’ o più secondo i tempi di cottura indicati.

METODI REGIONALI
In Cagnone
Si chiama riso in cagnone e con questo nome è presente in diverse versioni in varie zone d’Italia. Elemento comune è che si tratta di una sorta di risotto,ma fatto condendo del riso precedentemente bollito. Ecco le ricette principali.
Alla lombarda
Lessate il riso,scolatelo,mescolatelo con Parmigiano e versateci del burro bollente (circa 25 g a porzione) fatto colorire con uno spicchio d’aglio e qualche foglia di salvia.
Alla piemontese
Affettate della fontina (circa 30 g a porzione) e disponetene una parte nella fondina di portata,lessate il riso,scolatelo, versatelo sulla fontina e unitevi quella rimasta.Irrorate con 10-15 g per porzione di burro fuso (color nocciola), mescolate e servite.
Alla ligure
Il riso in questo caso va scolato piuttosto indietro e la cottura va terminata in una casseruola,dove si sarà prima fatta rosolare della salsiccia privata della pelle e sbriciolata, con l’aggiunta di brodo e concentrato di pomodoro a piacere e mescolando come per il risotto.

PILAF: UNA COTTURA SPECIALE
Il pilaf o pilaw o pilau è il metodo di cottura più diffuso nell’intero Medio Oriente e adatto ai risi delle varietà Indica, in particolare Patna e Basmati. Si comincia come per un normale risotto facendo appassire la cipolla, qui tritata finissima, nel burro o nell’olio per 20’ circa, senza farle prendere colore. Si tosta il riso per 5’ circa quindi si bagna con acqua salata o brodo leggero, si uniscono eventuali aromi o spezie, si incoperchia la pentola e si continua la cottura in forno a 180 °C per 18 minuti circa (controllare il livello d’acqua dopo un quarto d’ora. Il riso non va mescolato: a fine cottura si formano delle fossette col cucchiaio per verificare che non ci sia più liquido, si versa sul piatto di portata e si condisce con burro. Per 4 persone calcolate 350 grammi di riso (eventualmente sciacquato in acqua fredda e asciugato), 1/2 cipolla, 50 g di burro o olio per la tostatura, acqua o brodo pari a due volte il volume del riso (misuratelo con una tazza), e 30 g di burro a pezzetti per la mantecatura finale.

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